di Francesco Cecchini
Álvaro Uribe, l'uomo più potente della Colombia, è ai domiciliari per subornazione, frode procedurale e corruzione. Ma nel Paese scosso dai massacri e dal mancato rispetto degli accordi di pace, la partita giudiziaria è tutt'altro che chiusa. Tra minacce, dimissioni mirate e amici in procura
Agosto è stato un mese agitato in Colombia, semmai in questo Paese ve ne fossero di tranquilli. Vi sono stati massacri, dieci sui 45 finora avvenuti nel corso del 2020, è ripreso un nuovo Plan Colombia con i militari degli Stati Uniti e così via.
Inoltre il 4 agosto l'ex presidente e senatore Álvaro Uribe, potente politico, nemico della pace, oppositore dell'accordo di pace del 2016 tra il governo di Manuel Santos e le Farc-Ep (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo), è stato messo dalla Corte Suprema agli arresti domiciliari con l'accusa di manipolazione di testimoni, frode procedurale e corruzione.
Le minacce di Duque e i guai del "Matarife"
Dal giorno dopo l'arresto il presidente Iván Duque, uomo di Álvaro Uribe, è quasi ogni giorno sui media a criticare la Corte Suprema o a lanciare dichiarazioni che suonano come minacce al potere giudiziario. Al punto che i magistrati hanno dovuto chiedere rispetto.
Tuttavia, come ha spiegato il senatore Iván Cepeda in un'intervista a Nodal (leggila qui), contro Álvaro Uribe - oggetto di una discussa web serie che sta spopolando nel Paese - vi è un lungo elenco di accuse e denunce. Lasciando perdere quelle incardinate nella commissione investigativa e incriminazione della Camera dei rappresentanti, in gran parte composta da membri vicini all'ex presidente, ve ne sono in corso presso la Corte Suprema: i massacri di El Aro e La Granja, l'assassinio del difensore dei diritti umani Jesús María Valle, oltre all'emergere dei gruppi paramilitari Bloque Metro e Hacienda Guacharacas e ad altri crimini ancora.
L'appello per Cepeda
Uribe è passato da accusatore ad accusato in seguito a una causa che lui stesso ha intentato contro il senatore rivale, Iván Cepeda, che gli si è rivoltata contro.
Il senatore Iván Cepeda, per la sua azione contro Álvaro Uribe e i suoi crimini, sta ricevendo molte minacce di morte, tanto che in Colombia è stato diffuso un appello per proteggerlo e salvargli la vita, assieme a quella della sua famiglia, dei suoi avvocati e collaboratori (qui il link con l'appello).
Oltre ad assegnargli un numero di codice di prigioniero, l'ID #1087985, la Corte Suprema gli ha proibito di andare in Senato, togliendogli di fatto la carica di senatore. Subito dopo Uribe si è dimesso con una lettera, lasciando il suo seggio di senatore della Repubblica. Nella stessa lettera Uribe ha criticato il modo di procedere della Corte Suprema, che ha ordinato il suo arresto a seguito del processo aperto contro di lui dal senatore Iván Cepeda.
Un procuratore per amico: dimissioni calcolate?
Álvaro Uribe, da criminale, vuole così passare per vittima, ma non solo. Le sue dimissioni dal Senato complicano la vicenda, perché la Corte Suprema potrebbe perdere la competenza sul caso.
La difesa sostiene che Uribe, senatore dimissionario, dovrebbe essere indagato dalla procura e non dalla Corte Suprema di Giustizia, in quanto i presunti reati commessi riguardano ora la giustizia ordinaria, essendo ora un normale cittadino.
Uribe vuole che la Corte Suprema decida di inviare il processo alla procura, dove avrebbe l'aiuto del procuratore Francisco Barbosa, che è stato nominato in quella posizione dal presidente Iván Duque.
Corte Suprema o procura, quindi. Non è stata ancora presa alcuna decisione, il gioco è aperto e dal risultato dipenderà se Álvaro Uribe resterà in libertà (o in semilibertà) oppure se andrà in prigione.
Una partita ancora aperta
La messa ai domiciliari di Álvaro Uribe è una pessima notizia per lui, per i suoi sostenitori, per il suo uomo Iván Duque, per il suo partito Centro Democrático, per tutto l'uribismo, insomma. Ma è un'ottima notizia per coloro che vogliono un cambio politico, economico, sociale, oltre che la pace in Colombia. E che sperano di vedere Uribe dietro le sbarre.
Speriamo che ci sia giustizia e che il criminale Salvatore Mancuso aiuti a condannare il suo capo Alvaro Uribe Velez, per il bene della Colombia e del mondo.