di Francesco Cecchini
Respinta la richiesta di libertà. Ma la partita resta aperta. Il potente Uribe si trova ai domiciliari dallo scorso 4 agosto nella sua tenuta di campagna El Ubérrimo, con l'accusa di frode procedurale e corruzione di testimoni. Dopo le sue dimissioni da senatore, la competenza è passata dalla Corte Suprema alla procura, retta da Francisco Barbosa, amico del presidente Iván Duque, delfino di Uribe. A condurre le indagini c'è Gabriel Jaimes Durán, uomo vicino all'ex procuratore Alejandro Ordóñez, campione della destra radicale. Tra minacce, rapporti all'Onu e manifestazioni di solidarietà, arriva anche il messaggio del vicepresidente Usa Mike Pence: «Uribe? Eroe»
L'ex presidente della Colombia Álvaro Uribe Vélez resta ai domiciliari.
Lo scorso venerdì, 4 settembre, la procura generale colombiana ha respinto la richiesta di libertà formulata dalla difesa, ritenendo che la decisione spetti a un giudice di garanzia. Un'inammissibilità legale, quindi, dovuta al fatto che le istanze di questo tipo devono essere decise in udienze preliminari, in conformità con le disposizioni della legge 906 del 2004, dal momento che i fatti contestati si riferiscono a eventi avvenuti tra il 2017 e il 2018.
Álvaro Uribe si trova ristretto agli arresti domiciliari dallo scorso 4 agosto nella sua tenuta di campagna El Ubérrimo, con l'accusa di frode procedurale e corruzione di testimoni (qui la vicenda giudiziaria dell'ex presidente della Colombia).
Una procura amica
Le dimissioni di Álvaro Uribe dal Senato della Repubblica hanno fatto perdere alla Corte Suprema di Giustizia la giurisdizione sul suo processo, trasferendolo alla procura.
Ora la difesa dell'ex senatore sta chiedendo la sua libertà: quello di venerdì è solo il primo round ma la vicenda è tutt'altro che chiusa.
Il processo in procura ha generato molti dubbi se si tiene conto che l'ufficio è guidato da Francisco Barbosa, un caro amico del presidente Iván Duque, un convinto difensore dell'"onorevolezza" dell'ex presidente che ritiene debba essere processato in libertà.
Proprio per la sua comprovata amicizia con Duque e Uribe, il senatore Iván Cepeda ha contestato il ruolo di Francisco Barbosa nel processo.
Chi ha in carico le indagini su Álvaro Uribe, però, è il procuratore Gabriel Jaimes Durán, un funzionario pubblico di lunga data che lavora in procura dal 1994: allora il presidente della Colombia era Álvaro Uribe e il procuratore generale Alejandro Ordóñez, uomo della destra radicale. Una posizione ideologica condivisa da Gabriel Jaimes Durán, molto vicino a Ordóñez (qui maggiori informazioni).
A tal proposito, l'analista Cecilia Orozco ha affermato attraverso il suo account Twitter: «Adesso nessuno nel fronte uribista parlerà di impedimenti o sfide. Jaimes Durán è di parte solo perché è il subordinato di Ordóñez, della stessa estrema destra? Quando l'investigatore proviene dalle stesse truppe, tutti sono felici. Questa è la giustizia che piace a loro, l'unica che funziona».
Il sostegno all'ex presidente
In Colombia, nel frattempo, si moltiplicano le manifestazioni di sostegno e di solidarietà ad Álvaro Uribe. In prima linea il presidente Duque, suo uomo, che non smette di affermarne l'innocenza. Per lui, anzi, Uribe è oggetto di persecuzione.
Per strada inoltre vi sono manifestazioni in suo favore al grido di «Uribe libre», con sventolio di foto dell'ex presidente sorridente.
Ma le attestazioni di vicinanza arrivano anche da Washington: il vicepresidente americano Mike Pence ha chiesto per Álvaro Uribe, Medaglia Presidenziale degli Stati Uniti, la messa in libertà, chiamandolo «eroe».
Il rapporto all'Onu e le minacce di morte
Lo scorso 3 settembre il senatore Iván Cepeda del Polo Democrático Alternativo, punta di diamante del fronte anti-Uribe, in una conferenza stampa ha informato che invierà un rapporto all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, sulle pressioni dell'ex presidente Álvaro Uribe e della sua cerchia contro la giustizia per il caso in cui è agli arresti domiciliari.
Il documento sarà inviato anche alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani, sostenendo che, di fatto, non solo vengano esercitate pressioni, ma addirittura si inciti alla violenza. Lo stesso Iván Cepeda, i suoi famigliari e collaboratori sono oggetto di continue minacce di morte. Minacce che hanno scaturito un appello in sua solidarietà (qui l'appello).
Anche grazie alla dichiarazione energica di Iván Cepeda, la procura colombiana ha respinto venerdì la richiesta di libertà presentata dalla difesa dell'ex presidente Álvaro Uribe.
Una vicenda che non si chiude qui
Nella vicenda che vede Uribe - protagonista in negativo della discussa e popolare serie web Matarife - sotto processo per frode procedurale e corruzione di testimoni una certezza c'è: non si concluderà a breve. In Colombia solo un profondo cambiamento politico, economico, sociale e culturale potrà porre fine all'uribismo.
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