di Ruggero Tantulli
Oltre mezzo milione in piazza contro il governo - presieduto dall'italiano Giammattei, favorevole alla pena di morte - per protestare contro il bilancio 2021. Il decreto, sospeso dopo cinque giorni, prevede tagli alla spesa sociale e favori alle grandi imprese
Oltre mezzo milione di persone sono scese in piazza lo scorso sabato per protestare contro il governo guatemalteco, presieduto da Alejandro Giammattei. Una protesta massiccia, benedetta alla vigilia anche dall'attivista Rigoberta Menchú - premio Nobel per la pace nel 1992 - scatenata dall'approvazione del bilancio per il 2021.
Il decreto, contestato per il trattamento di favore riservato alle grandi imprese, per i tagli alla spesa sociale e per l'enorme indebitamento, è stato sospeso dopo le mobilitazioni nella capitale Città del Guatemala, in parte anche molto violente.
Congresso a fuoco e scontri: abusi su manifestanti e giornalisti
Alcuni gruppi di ragazzi hanno letteralmente assaltato la sede del Congresso - il Parlamento del Guatemala - appiccando un incendio.
Il bilancio è di 36 arrestati e diversi feriti, alcuni colpiti agli occhi. Dozzine i manifestanti colpiti dai gas lacrimogeni durante gli scontri con la polizia, accusata di abusi, anche contro alcuni giornalisti: il vicepresidente Guillermo Castillo, che aveva chiesto al presidente di «dimettersi», ha invocato una «seria indagine» sull'uso della forza e sui disordini da parte di alcuni manifestanti.
Disordini condannati dagli organizzatori della manifestazione, in gran parte pacifica.
Dal canto suo, il presidente Giammattei, bersaglio delle sollevazioni, ha invocato la Carta democratica interamericana dell'Osa (Organizzazione degli Stati americani), presieduta da Luis Almagro, per fronteggiare «la grave minaccia istituzionale» - giudicata un «tentativo di colpo di Stato» - e «garantire l'ordine democratico-costituzionale del Guatemala».
Il decreto contestato (e sospeso): tagli al sociale e favori alle grandi imprese
Oggetto della rabbia popolare è il decreto approvato mercoledì scorso dal Parlamento - e sospeso lunedì mattina, dopo solo cinque giorni -: il bilancio statale per il 2021, di quasi 13 miliardi di dollari. Il budget più imponente della storia del Paese centroamericano, che costerebbe ad ogni guatemalteco 1.690 dollari, prevede tagli alla spesa sociale: vengono ridotte, tra le altre voci, le risorse per combattere malnutrizione - che interessa la metà dei bambini sotto i cinque anni - e per curare il cancro. A subire la mannaia del governo sarebbero anche l'università pubblica e la magistratura, mentre verrebbero stanziati oltre 12 milioni di dollari per una nuova sede del Congresso.
La maggior parte dei fondi sarebbe dirottata verso infrastrutture legate a grandi imprese, vicine alle autorità governative. Una manovra inaccettabile, secondo molti guatemaltechi, in un Paese di 10,5 milioni di abitanti di cui la metà vive sotto la soglia di povertà.
Senza contare le enormi difficoltà generate non solo dalla pandemia di coronavirus ma anche da ben due uragani, Eta e Iota, che hanno provocato conseguenze disastrose.
Chi è il presidente Giammattei, l'italiano che vuole ripristinare la pena di morte
Una situazione infuocata, nella quale ora scricchiola la poltrona del presidente Giammattei, medico di 64 anni con la cittadinanza italiana (suo nonno era italiano). Salito al potere lo scorso gennaio - al quarto tentativo - con il partito di destra Vamos, Giammattei è noto per alcune uscite particolarmente crude.
Favorevole al ripristino della pena di morte e contrario ad aborto e matrimoni omosessuali, Giammattei - che soffre di sclerosi multipla ed è costretto a usare le stampelle -, ha diretto le carceri del Paese centroamericano tra il 2005 e il 2007.
Ma in galera ci è finito anche lui: per oltre dieci mesi, nel 2010, Giammattei è stato recluso con l'accusa di aver partecipato all'uccisione di sette detenuti. Un'operazione, nota come Pavo Real, organizzata ufficialmente per riprendere il controllo del penitenziario Pavón. Ma un tribunale ha chiuso il caso e Giammattei è stato rilasciato per mancanza di prove.
La sua campagna elettorale è stata basata sulle promesse di eliminare la corruzione e combattere la criminalità organizzata. Ma la sua gestione, in particolare per quanto riguarda la pandemia, è stata aspramente criticata da larghi settori del Guatemala. E ora anche il governo è diviso.
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