di Gianluca Mavaro
Saranno rimborsate le somme pagate per violazione del lockdown, perché dichiarate incostituzionali. Le autorità spagnole non si erano nemmeno attivate per notificare e riscuotere oltre un milione di sanzioni ancora pendenti da oltre un anno. Tanti i casi curiosi, come quello del canario uscito per «troppo stress della cagnetta» e che poi ha vinto in tribunale. Tiene banco anche la vicenda della "patada en la puerta", in cui diversi agenti rischiano il giudizio per violazione di domicilio. Della questione ha dovuto occuparsi l'esecutivo nazionale
Il governo Basco ha deciso che rimborserà anche le somme già pagate dai cittadini spagnoli sanzionati per violazione delle norme relative allo estado de alarma, il corrispondente dello stato di emergenza italiano, utilizzato come causa eccezionale delle restrizioni sanitarie. Quelle ancora pendenti sono state tutte annullate. Lo stesso verrà fatto in Andalusia. Altre comunità autonome spagnole valutano provvedimenti simili.
Un milione e duecentomila multe illegittime
Il 14 luglio 2021 il Tribunal Costitucional spagnolo ha giudicato tale strumento non adatto alla restrizione di diritti fondamentali, come libertà personale, di circolazione e di riunione. La pronuncia di parziale incostituzionalità ha annullato a cascata tutte le norme emanate sulla base dell'emergenza che prevedono restrizioni di quei diritti. Tra queste, ovviamente, anche l'obbligo di permanenza domiciliare. La sentenza ha travolto un milione e duecentomila multe dal valore minimo di 300 euro. Queste però non sono state annullate aumaticamente, ma dovrebbero essere impugnate da ciascun cittadino: da qui la decisione e stracciare d'ufficio la massa di pratiche pendenti.
«Decisione coraggiosa per un'ingiustizia»
Il portavoce del governo basco guidato da Iñigo Urkullu ha spiegato che con questa «decisione coraggiosa», si vuole risolvere una «ingiustizia». Secondo l'esecutivo regionale si stava «chiaramente avvantaggiando» le persone che avevano deciso di non pagare le multe loro inflitte per la violazione delle restrizioni, «a scapito di altri che avevano diligentemente» pagato le multe.
Finora le somme già versate per le multe rimanevano irrecuperabili. Il governo basco, dopo aver ufficialmente annulato quelle rimaste pendenti, è stato il primo a voler compiere un passo in più.
La Spagna, insieme a Francia e Italia, era stata il Paese europeo a introdurre uno dei sistemi più rigidi per le libertà personali, concedendo pochissime eccezioni all'ordine di rimanere in casa.
Un recupero crediti vano e costoso
A conti fatti però le autorità spagnole hanno mostrato scarso interesse (o capacità) nel riscuotere le multe: solo una piccola parte di esse è stata elaborate, notificata e poi effettivamente pagata dai colpevoli prima che queste fossero dichiarate 'illegali'.
Secondo il quotidiano El Pais durante il primo stato di allarme, invece, cessato nell'estate 2020, il Comune di Madrid ha emanato 42.751 sanzioni legate al Covid, elaborandone poco più della metà, e ne ha notificate effettivamente 20.140.
I tecnici comunali madrileni calcolano che meno del 10 percento delle multe notificate sono state pagate dai trasgressori volontariamente.
A partire dalla 'seconda ondata', invece, nella Comunità autonoma di Madrid appena il 2% delle infrazioni 'Covid' accertate era stato elaborato dalle autorità e nessuna era stata riscossa, riporta il quotidiano El Pais.
Lo stesso è accaduto nella Comunità di Valencia, dove da fine luglio 2020 appena l'un percento delle multe era stato pagato. Sempre El Pais riporta che, dopo aver raddoppiato i dipendenti comunali, la Comunità aveva dovuto sborsare 6 milioni di euro a una ditta esterna per riuscire a smaltire tutte le contravvenzioni e recuperare le somme.
Il problema dello smaltimento ha interessato anche le multe 'ordinarie', cioè non relative al Covid: alcuni municipi spagnoli, come quello di Fuertelabrada, quasi 200mila abitanti a a pochi chilometri da Madrid, hanno visto quintuplicare il numero di contravvenzioni rispetto all'anno precedente e i vigili sono stati travolti dal carico di pratiche.
«Cagnetta stressata, doveva uscire», curiosa multa cancellata a un canario
Nelle Regioni in cui le multe non vengono rimborsate o non sono state annullate dall'esecutivo locale, è necessario fare ricorso. E piano piano vengono fuori diversi casi curiosi: una sanzione amministrativa e una multa da 300 euro sono state annullate dal tribunale canario a un cittadino di Tenerife che, fermato dalla polizia il 3 aprile 2020, in pieno lockdown assoluto, si era giustificato così: stava tornando a casa ed era andato dal veterinario «perché la cagnetta è stressata e sta perdendo il pelo». Il giudice ha annullato ogni addebito perché "mantenere ferma una sanzione penale o amministrativa derivante da una disposizione dichiarata nulla violerebbe il principio di legalità".
Obbligo-verità
Del resto non può esistere un generico obbligo a dire la verità alle forze dell'ordine e bisognerebbe consultare uno storico per capire quando e se un obbligo del genere abbia avuto vigenza. Eppure, molti italiani hanno avuto l'impressione che questo obbligo fosse stato introdotto addirittura penalmente, attraverso ricostruzioni e narrazioni che non hanno nulla di giuridico ed estendono il significato e la portata dell'autocertificazione, così come disciplinata fino a marzo 2020. Quest'ultima infatti era utilizzabile per velocizzare determinate pratiche, solo e soltanto per attestare fatti, stati, atti e qualità riguardanti il dichiarante, dei quali la Pubblica amministrazione è già in possesso. Questo era ed è il suo fine, e non certo quello di dichiarare dove si sta andando dietro minaccia di sanzione penale, come ha osservato il gup del tribunale di Milano accettando per altro le richieste del pubblico ministero.
L'ariete per entrare durante una festa, poliziotti a processo (video)
Due casi a Madrid fanno scalpore nel Paese tanto da richiedere l'intervento del ministero degli Interni e dell'esecutivo. Il governo deve difendere alcuni agenti di polizia che hanno fatto irruzione in un appartamento durante lo stato di emergenza e ora sono accusati di violazione di domicilio. La vicenda ha fatto il giro dei social perché è disponibile in rete il video in cui gli agenti sfondano la porta con un ariete per entrare e interrompere una riunione di giovani.
Secondo le leggi spagnole, non si può entrare in un domicilio privato senza consenso, senza un ordine del giudice o in alternativa, senza che vi si stia commettendo un delitto. L'infrazione era amministrativa, contestano gli avvocati, quindi i poliziotti non potevano entrare. Il ministero dell'Interno ha però opposto un'altra motivazione: la casa non era un vero domicilio, perché nessuno avrebbe vissuto realmente lì. Secondo quanto specificato si trattava di un appartamento affittato appositamente per fare festa in barba alle restrizioni. È questo il cavillo che potrebbe salvare gli agenti da una condanna penale. Nel frattempo un altro processo è in corso a Madrid, dove una pattuglia aveva interrotto, sfondando la porta, una partita alla playstation tra cinque giovani. Gli agenti si difendono sostenendo di aver interrotto atti di violenza e aver subito il lancio di bottiglie dalle finestre. Tuttavia non risultano denunce né segnalazioni riguardanti quell'appartamento. I due procedimenti continuano.
Comments