Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che parla di frode elettorale in Bolivia, ma si basa su un rapporto dell'Osa -l'Organizzazione degli Stati americani, controllata dagli Usa - che non fornisce alcuna prova a supporto. Tre diversi studi indipendenti dimostrano invece come la vittoria di Evo Morales, il presidente uscente, rifugiato in Messico, sia stata regolare.
Una lettera firmata da oltre cento accademici ed economisti provenienti da tutto il mondo chiede all'Osa di rivedere le sue valutazioni, giudicate senza fondamento
Non ci sono prove che il partito dell'ex presidente Evo Morales abbia imbrogliato alle ultime elezioni in Bolivia, come invece afferma il Parlamento europeo nella risoluzione approvata giovedì 28 novembre. L'organo legislativo dell'Unione europea definisce Morales e la sua candidatura alle ultime elezioni «controverse». Sostiene inoltre che ci siano stati brogli elettorali da parte del Mas, il partito del presidente uscente, denunciati dagli osservatori elettorali dell'Osa, l'Organizzazione degli Stati americani.
Le accuse dell'Osa
In Bolivia esistono due sistemi di conteggio dei voti: il primo è rapido, il secondo ufficiale e definitivo. Secondo l'Osa, nel primo conteggio Morales avrebbe guadagnato troppo velocemente il vantaggio necessario per l'elezione diretta al primo turno.
Il rapporto dell'Osa afferma che ci siano state «evidenti violazioni», un «numero indeterminato documenti bruciati» e «irregolarità in 220 "Mesas electorales"», l'equivalente dei nostri uffici elettorali di sezione, cioè le diverse aule dove i cittadini votano, ognuna con il suo presidente e i suoi scrutinatori.
Le affermazioni dell'Osa sono però incomplete e smentite da tre diversi studi indipendenti. L'Osa inoltre non può considerarsi un'organizzazione neutrale, perché storicamente influenzata dalle pressioni di Washington, dove si trova anche la sede dell'Osa. Il segretario generale, Luis Almagro, ha negato il colpo di Stato e ha parlato di «autogolpe» da parte di Morales.
Gli analisti: "Vittoria di Morales regolare"
Il Cepr, un think tank di economia, sociologia e statistica di cui fa parte anche il premio Nobel Joseph Stiglitz, è chiaro: «Non c'è alcuna evidenza di frodi o brogli nelle elezioni e il Osa non ha fornito alcuna prova a supporto delle sue affermazioni». Lo dice il rapporto stilato dal Cepr, che sottolinea come l'intervento della commissione sia arrivato in maniera informale, senza un vero e proprio rapporto, e a consultazione ancora in corso.
Al contrario, le simulazioni dell'istituto dimostrano come la vittoria di Morales fosse non solo regolare, ma anche molto probabile.
Le stesse conclusioni si trovano nell'analisi pubblicata dal Celag (Centro strategico latinoamericano di geopolitica). Secondo il documento, le irregolarità sono state segnalate in maniera non uniforme, cercando in poche centinaia di sezioni rispetto alle oltre 34mila totali. Per quanto riguarda il conteggio rapido invece, l'improvvisa impennata dei consensi di Morales era dovuta al fatto che i dati arrivavano progressivamente dalle zone più periferiche del Paese, dove l'ex presidente in passato aveva raggiunto anche l'80%.
Walter Mebane, uno dei maggiori esperti mondiali in frodi elettorali, ha pubblicato un paper - "Evidenze contro il fatto che i brogli siano stati decisivi in Bolivia" - nel quale dimostra come le irregolarità siano state marginali e inferiori a quelle registrate in Paesi come Austria, Russia o Turchia. Secondo il professore, anche attribuendo tutti i voti delle 278 sezioni elettorali manipolate al candidato dell'opposizione, Morales avrebbe comunque vinto con oltre il 10% di vantaggio.
Accademici ed economisti contro il rapporto Osa
Oltre cento accademici, inclusi alcuni professori delle università di Oxford e Cambridge, chiedono all'Osa di rivedere le proprie conclusioni. In una lettera indirizzata all'organizzazione e al Congresso Usa, spiegano che semplici analisi statistiche e pre-elettorali dimostrano come il successo di Morales sia avvenuto senza sostanziali brogli.
«Chiediamo all'Osa di ritirare le sue dichiarazioni fuorvianti sulle elezioni, che hanno contribuito al conflitto politico e sono state una delle "giustificazioni" più utilizzate per il colpo di Stato militare», si legge nella lettera.
L'appello continua: «Chiediamo al Congresso degli Stati Uniti di indagare su questo comportamento dell'Osa e di opporsi al colpo di Stato militare, al continuo supporto dell'amministrazione Trump e alle continue violenze e violazioni dei diritti umani del governo de facto».
Infine: «I media e i giornalisti hanno anche la responsabilità di cercare esperti indipendenti che abbiano almeno familiarità con i dati elettorali e possano offrire un'analisi indipendente di ciò che è accaduto, piuttosto che semplicemente prendere la parola di funzionari dell'Osa che ora hanno più volte dimostrato di sbagliare su questa elezione. Molte vite possono dipendere dal chiarire questa storia».
L'Europa approva il golpe
L'Osa non ha risposto e ha confermato le sue valutazioni nel rapporto definitivo. Stati Uniti e Unione europea hanno riconosciuto il cambio di governo, avvenuto in violazione delle leggi boliviane e del diritto internazionale.
La risoluzione votata dal Parlamento europeo riconosce la presidente ad interim Jeanine Áñez, conferma le frodi elettorali, approva la condanne penali e la futura interdizione alla candidatura per Evo Morales; mostra preoccupazione per le violenze e gli scontri, ma li attribuisce ad entrambi le parti.
La risoluzione è stata approvata dal Partito popolare europeo, dai Conservatori, dal gruppo Renew e da parte dei Socialisti e Democratici.
Due risoluzioni alternative, che condannavano apertamente le violenze e la violazione del processo democratico in Bolivia ad opera dei militari, sono state presentate dai Verdi e dalla Sinistra europea, ma sono state respinte.
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