Il 2 settembre le forze speciali della Ftc hanno ucciso in un raid due ragazzine argentine, uniche vittime, in un accampamento dell'Epp, gruppo guerrigliero di ispirazione marxista, facendole passare poi per combattenti. In risposta al raid e ai depistaggi del governo paraguaiano, l'Epp ha sequestrato l'ex vicepresidente Óscar Denis Sánchez e un suo collaboratore: due milioni di dollari in cibo per i contadini il riscatto, altrimenti saranno fucilati. Il caso è ormai uno scontro diplomatico con l'Argentina, tra richieste di chiarezza e giustizia anche da parte dell'Onu
La vicenda: un raid di «successo»
È un caso l'uccisione di due undicenni argentine in Paraguay, tra versioni ufficiali poco credibili, denunce, scontri diplomatici e manifestazioni di protesta.
Con un colpo di scena: il rapimento dell'ex vicepresidente del Paraguay Óscar Denis Sánchez: un sequestro che con ogni probabilità nasce come reazione all'uccisione delle due ragazze.
La vicenda, in costante evoluzione, è questa: mercoledì 2 settembre a Yby Yaú, circa 370 chilometri a nord della capitale Asunción, due ragazzine sono state uccise dalla Fuerza de Tarea Conjunta (Ftc), unità creata dall'ex presidente Horacio Cartes nel 2013 con l'obiettivo di eliminare i guerriglieri dell'Ejército del Pueblo Paraguayo (Epp).
Il raid è avvenuto in un accampameno dell'Epp.
I militari, con la scusa della pandemia, hanno sepolto immediatamente i corpi delle due ragazzine, uniche vittime, bruciando i loro vestiti.
Il presidente del Paraguay Mario Abdo Benítez, precipitatosi sul posto, si è detto soddisfatto dell'operazione. «Ha avuto successo perché alcuni membri dell'Epp sono stati uccisi», ha detto durante una conferenza stampa, asserendo così che le due undicenni fossero guerrigliere.
False piste
Le due vittime, María Carmen Villalba e Lilian Mariana Villalba, erano due sorelle argentine, entrambe di 11 anni. Prima che si giungesse alla loro reale identificazione, però, si sono susseguite versioni ufficiali non corrispondenti alla realtà.
Un esperto forense dell'ufficio del pubblico ministero, sulla base dei test forensi effettuati prima che fossero sepolte, ha affermato che le due vittime, donne, avevano una 15 anni e l'altra tra i 17 e i 18 anni. Ha anche detto che una delle ragazze era stata colpita da sei colpi e l'altra da due. Secondo l'esperto, inoltre, una indossava un giubbotto tattico ed entrambe avevano addosso centinaia di munizioni.
Anche Héctor Grau, capo della Ftc, ha dato il suo contributo affermando, tra l'altro, in un'intervista al quotidiano Abc, che le due guerrigliere erano argentine e che in Argentina vi è un vivaio di guerriglieri, anche minori. Versioni che poi si sono rivelate false.
Il medico legale: «Colpite alle spalle»
Juan Martens, avvocato e ricercatore dell'Università Nazionale del Pilar esperto di Ftc, sottolinea le storiche azioni illegali di questa forza d'élite: «Esecuzioni extragiudiziali, torture e falsi positivi sono solo alcune delle denunce che erano già state presentate contro questa unità militare». Martens ha trovato decine di denunce sui "falsi positivi", persone uccise dalla Ftc e fatte passare per membri dell'Epp. Una pratica già conosciuta in Colombia.
Nel caso delle ragazzine argentine, la Ftc ha confermato che non ci sono filmati del raid. Il procuratore incaricato del caso, Federico Delfino, aveva ordinato di seppellire i loro corpi la stessa notte in cui erano stati uccise e aveva chiesto anche di bruciare le divise militari con cui la Ftc ha dichiarato di averle trovate, sostenendo di aver seguito il protocollo sanitario per il Covid-19.
Il medico legale della procura di Horqueta Christian Ferreira, che aveva partecipato all'autopsia, ha detto invece che i vestiti avrebbero potuto essere conservati senza problemi. In una conferenza stampa inoltre ha riferito che Lilian Mariana aveva sei ferite da arma da fuoco. «Due colpi al gluteo destro, uno nella regione ascellare destra, uno al petto e due alla gamba sinistra, di cui uno alla coscia e uno sotto il ginocchio».
Ha avuto cura di chiarire che a causa della forma degli impatti da «dietro a davanti», le lesioni si sarebbero verificate quando le minori stavano fuggendo. Il dettaglio non è di poco conto: il funzionario ha ammesso formalmente che due ragazze sono state uccise alle spalle. Da una forza d'élite dello Stato.
Il sequestro dell'ex vicepresidente
L'attacco all'accampamento dell'Esercito popolare paraguaiano (Epp) che ha provocato l'uccisione delle due ragazzine ha scatenato una reazione clamorosa: Óscar Denis Sánchez, vicepresidente del Paraguay tra il 2012 e il 2013 e ricco proprietario terriero, è stato rapito dall'Epp insieme a un lavoratore della sua tenuta, Adelio Mendoza, nel nord del paese.
Óscar Denis Sánchez, 74 anni, è anche noto per il furto sistematico di terre ai popoli originari. Venerdì 9 settembre l'Epp ha chiesto come condizioni per liberare l'ex vicepresidente il rilascio di due dei suoi leader e la distribuzione di cibo per un valore di due milioni di dollari tra le comunità contadine. Il tutto in poco tempo: in caso contrario verrà fucilato.
Il presidente del Paraguay Mario Abdo Benítez ha chiesto assistenza al suo collega Iván Duque, presidente della Colombia, che ha già inviato un gruppo di colombiani. Anche il presidente del Brasile Jair Bolsonaro ha offerto aiuto. Nel frattempo, gli Stati Uniti, attraverso il loro portavoce al dipartimento di Stato, Michael Kozak, hanno affermato che stanno seguendo da vicino lo sviluppo degli eventi.
Il contesto paraguaiano
Se la dittatura di Alfredo Stroessner - la più longeva dell'America Latina - è finita il 3 febbraio 1989, non si può dire lo stesso dello stronismo come sistema. Nonostante la nuova Costituzione, che ha modificato la struttura istituzionale dello Stato, vi è ancora arretratezza in materia di diritti umani e sociali.
Le terre, concentrate nelle mani di pochi privilegiati a cui vennero ripartite indebitamente da Stroessner, non sono state ancora interamente recuperate. Anzi, contadini e indigeni sono costretti ad abbandonarle, lasciandole agli abusi delle coltivazioni intensive.
Un Paese, il Paraguay, dove l'aumento delle disuguaglianze va di pari passo con quello della disoccupazione e delle illegalità.
La democrazia, in Paraguay, è controllata dal Partito Colorado, che portò Stroessner al potere e che governa il Paese da 31 anni, se si esclude l'Intervallo di Fernando Lugo, eletto il 20 aprile 2008 e destituito il 22 giugno 2012 con un colpo di Stato.
L' attuale presidente del Paraguay, Mario Abdo Benítez, figlio dell'omonimo segretario del dittatore Stroessner, appena eletto ha dichiarato: «Non riesco a smettere di ricordare mio padre, che era un grande colorado». Un ricordo implicito anche di Stroessner, quindi, di cui il padre era un fedelissimo.
Ma le lodi per l'ex dittatore sono arrivate anche dal presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che nel marzo 2019, alla centrale idroelettrica di Itaipú, in occasione della nomina del nuovo direttore di parte brasiliana, lo ha definito uno «statista».
Marxismo e rapimenti: cos'è l'Epp
L'Ejército del Pueblo Paraguayo (Epp) ha una sua ideologia che è una miscela di marxismo-leninismo con le idee di Gaspar Rodríguez de Francia, il politico indipendentista guaranì che fu dittatore del Paraguay dal 1813 al 1840.
È stato fondato nel 2008, ma trae le sue origini negli anni '90, quando si presume abbia operato come braccio armato clandestino di Patria Libre, partito di estrema sinistra nato in quell'epoca. Si calcola che abbia tra 50 e 150 membri.
Le sue basi si trovano nei dipartimenti di Concepción e San Pedro, regioni nel nord-est del Paraguay con ampi tratti di terra disabitata e vicine al confine con il Brasile.
Fin dalla sua creazione l'Epp si è finanziato con contrabbando di marijuana, rapimenti e attacchi a fattorie e allevamenti di bestiame. Ha sequestrato, oltre a molti membri di comunità mennonite, Luis Lindstron e Fidel Zabala, due ricchi allevatori di bestiame. Sebbene fosse prima della sua fondazione ufficiale, si ritiene che alcuni dei suoi membri possano anche aver partecipato al rapimento di Cecilia Cubas, figlia dell'ex presidente Raúl Cubas Grau, catturata nel settembre 2004 e trovata morta un anno dopo.
La denuncia dei familiari e la ricerca della verità
Mariana, 76 anni, è paraguayana. Mentre tiene in mano le foto di María Carmen e Lilian Mariana, le sue nipotine, dice: «Ci fa molto male. Sono cresciute con noi sin da piccolissime, sono andate a scuola, hanno fatto anche i lavori domestici. Il nostro sogno era che potessero continuare a studiare, ma è stato interrotto».
María Carmen e Lilian Mariana vivevano a Misiones in Argentina. Avevano raggiunto il Paraguay a fine 2019 per conoscere il padre, che era in clandestinità, ma non hanno potuto ritornare a causa della pandemia.
Miriam Villalba, mamma di Lilian Mariana e zia di María Carmen ha fatto al giornale Misiones Online e poi lo scorso 6 settembre una grave denuncia: «Sono convinta che siano state catturate, torturate e assassinate». A Radio Libertad ha dichiarato: «Il governo del Paraguay sta facendo una sporca campagna per coprire l'esecuzione delle due ragazzine». Miriam Villalba è avvocatessa e le sue parole, oltre alla denuncia, sono un invito a conoscere e a far conoscere la verità sulla drammatica vicenda.
L'avvocato José Casañas Levi ha sottolineato sui social che «le prove non vengono mai distrutte, vengono conservate: non si vuole arrivare alla verità». A sua volta, l'ex candidata alla presidenza del Paraguay Lilian Soto si è scagliata contro l'azione delle Ftc: «Che orrore! Con quello che hanno fatto non sapremo mai se le ragazze erano in divisa militare o se giocavano in pigiama. È spaventoso».
Dall'Argentina all'Onu: le condanne
Attraverso un comunicato del ministero degli Affari Esteri, il governo argentino ha chiesto al quello del Paraguay «l'urgente chiarificazione e identificazione dei responsabili» della morte delle due giovani argentine. «Rifiutiamo fermamente qualsiasi espressione ufficiale che cerchi di coprire le responsabilità».
L'Associazione degli avvocati dell'Argentina, che ha presentato un atto di habeas corpus al giudice federale dell'Eldorado, Misiones, ha sottolineato che il governo paraguaiano ha coperto l'omicidio, accusando l'Argentina di essere un luogo privilegiato di reclutamento di minori da parte dell'Epp.
Condanna anche da parte dell'Assemblea permanente per i diritti umani argentina (Apdh), che ha descritto gli eventi come «terrorismo di stato» e ha chiesto «un'indagine indipendente».
Anche l'Onu ha chiesto al Paraguay di chiarire il caso. Il rappresentante in Sudamerica dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Jan Jarab, ha descritto l'azione militare come «un evento molto grave: il Paraguay deve indagare senza indugio e in modo imparziale sulla morte delle due ragazzine».
Rabbia in piazza
Dall'assassinio delle due ragazzine, molte sono state sia in Argentina che in Paraguay le manifestazioni di protesta e di ripudio del crimine. Da Asunción, capitale del Paraguay, a Posadas, in Argentina, dove ha partecipato anche Miriam Villalba.
Ma la manifestazione più importante è avvenuta a Buenos Aires, dove decine di organizzazioni sociali si sono riunite davanti all'ambasciata paraguaiana, fortemente presidiata dalla polizia, al grido di «assassino», rivolto al presidente del Paraguay.
Sicuramente le manifestazioni continueranno fino a che i responsabili, i militari della Ftc e il loro capo Héctor Grau, non verranno puniti.
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